Paolo Mazzarelli: “In certi casi nel mio mestiere bisogna solo ringraziare”

Paolo Mazzarelli: “In certi casi nel mio mestiere bisogna solo ringraziare”

Paolo Mazzarelli poliedrico attore, si racconta tra teatro e televisone.
La scorsa estate ha riempito il Teatro Greco di Siracusa con L’Edipo Re e adesso un nuovo spettacolo teatrale, Ferito a morte. Non manca la televisone, dove lo vedremo da domani  nella terza stagione de La porta rossa con Lino Gianciale e Gabriella Pession e in estate sul grande schermo.
Ci racconti del tuo spettacolo teatrale?
In questo momento sono in turné con una versione teatrale di “Ferito a morte”, celebre romanzo di Raffaele La Capria. Serviva la sensibilità di un grande regista per portare a teatro quelle pagine così profonde e insieme leggere, e Roberto Andò, non a caso regista anche di cinema, ha allestito un mondo in cui parola letteraria e visione teatrale si arricchiscono a vicenda. Inoltre il mio personaggio, Sasà, è per me l’occasione di raccontare una presenza che parla attraverso la sua assenza. Un viaggio di grande fascino e -con nostra grande gioia- un grande successo.
La scorsa estate hai riempito il teatro greco di Siracusa. Che sensazione si prova?
Lo spettacolo era Edipo Re, probabilmente il miglior testo teatrale mai scritto, il regista era Robert Carsen, uno dei migliori registi al mondo, il contesto -quello del Teatro Greco pieno per ogni recita- era da sogno, e il mio ruolo (Creonte) era quello che avrei sempre voluto interpretare, perché tratta il tema a me carissimo del potere e della libertà umana…In certi casi nel mio mestiere bisogna solo ringraziare e questo è stato uno di quelli. Aggiungo solo che vedere 5000 persone venire da ogni parte d’Italia per vedere uno spettacolo di teatro, senza fronzoli, senza trucchi, fatto solo di testo, attori e da una monumentale scenografia, è qualcosa che dovrebbe farci riflettere sulla voglia che ancora c’è di teatro, quando questo è offerto nel modo migliore.
Grandi successi dopo mesi e mesi di stop per la pandemia. Come l’hai vissuta?
Il primo spettacolo che ho portato in scena dopo la pandemia è stato “Brevi interviste con uomini schifosi” dal romanzo di David Foster Wallace, con la regia di Daniel Veronese e insieme al mio storico partner di scena Lino Musella. Ricordo che alla prima al Teatro San Ferdinando, a Napoli, mi affacciai sul palco prima di cominciare lo spettacolo e quando sentii il brusio di 500 spettatori mi prese il panico. Ebbi letteralmente l’impulso di scappare dal teatro, mi parve che non sarei mai riuscito ad arrivare alla fine. Due anni senza mettere piede sul palco si sentono, l’equilibrio nervoso, emotivo, psichico di un attore è un meccanismo delicato. Ma poi forse quella pausa ha avuto perfino un effetto positivo, come tutti i reset.
Ti vedremo anche in tv con la terza stagione de La porta rossa. Ci racconti del tuo personaggio?
Interpreto Luka Levani, un uomo piuttosto solitario e, come tutti i personaggi de La porta rossa, carico di mistero. Il suo destino si intreccerà in maniera indelebile con quello di Anna e di Cagliostro, i due protagonisti della serie interpretati da Gabriella Pession e Lino Guanciale. Non posso dire molto altro, se non che sono contento di aver interpretato questo personaggio, spero possa affascinare anche il pubblico nonostante le sue ombre.
Altri progetti per questo 2023 appena iniziato?
A marzo riprendiamo “Brevi interviste” con Lino Musella, saremo a Bologna, Torino, Genova e in molte altre città dove ancora non abbiamo portato lo spettacolo. Poi in estate dovrebbe esserci un film al cinema, ma non posso ancora dire nulla.
Crediti Fotografici: Michele Pantano
silvestra sorbera

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