Martino ci parli del tuo nuovo album?
“OCCHI” è un album che amo definire ‘cinematografico’, in cui ogni canzone ha un’ambientazione
e uno stile di produzione del tutto proprio e differente dagli altri brani. Non riesco a classificare il
genere: c’è una sensibilità pop, ma è sfumata, di qua e di là da, da colori dissonanti e psichedelici.
Nessuna ‘over produzione’, ma un lavoro dosato, a tratti minimale, che vuole abbracciare orizzonti
non proprio convenzionali. Il tutto è legato da una scrittura che spera di arrivare alle emozioni e
che si lascia ispirare dalla potenza di sguardi magnetici e intriganti, teneri e dolci, cupi e bugiardi.
L’album è stato registrato allo storico Natural Quarthead di Ferarra; la produzione artistica è
firmata Manuele Fusaroli (negli anni producer di The Zen Circus, Bugo, Nada, Luca Carboni,
Nobraino, Tre Allegri ragazzi morti, Mezzosangue) e Michele Guberti.
Amore e mostri, cosa vuol dire per te?
Spesso amore e mostri vanno mano nella mano. Canto anche di amori felici, sì, ma la mia
penna si lascia ispirare maggiormente dal lato oscuro del sentimento. Parlo di assenza
d’amore, di amore che “muore” e dei tormenti che ne seguono.
Il tuo ultimo singolo invece a cosa è ispirato?
Trascinati dal coinvolgimento, dalla passione, e spesso ammaliati e tratti in inganno da carte
bellezze estetiche, rischiamo di vivere amori “artificiali” e non reali, la cui luce, che ai nostri occhi
pare somigliare a quella incantevole e dorata dell’alba, è paragonabile invece a quella innaturale di
una lampadina. Con “Lampadina”, canzone beffarda che parla di “idealizzazione del partner”, si
prende coscienza e ci si libera dalle scorie di una relazione vissuta con una persona che, a
proposito di luce, non meritava di certo quella dei nostri occhi.
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