A pochi giorni dal estival di Sanremo acciamo due chiacchiere con un cantante che ha cambiato radicalmente la sua vita e ha proposto al pubblico un bravo particolare
Fre ci racconti del tuo singolo?
La definirei una song malinconica che nasconde la positività giusta. E’ un brano semplice, racconta fondamentalmente un po’ quello che abbiamo passato e quello che stiamo passando durante gli ultimi due anni; infatti l’ho scritto prima di questa crisi pandemica. L’ho scritta di getto, senza tante difficoltà; mi capita quando scrivo qualcosa che sento dentro particolarmente.
Essere sott’acqua un po’ come in questo periodo di emergenza sanitaria?
Si è un po’ più ampio il discorso, la crisi sanitaria c’entra ma solo perchè ho intuito quello che stava per succedere.
Era già da un paio di anni che percepivo negatività tra le persone, legato anche ai problemi quotidiani più o meno gravi, ci stiamo distanziando e continuiamo a farlo.
Quello che dico è di svegliarsi e di uscire fuori dall’acqua, altrimenti finiremo per annegare, sognare aiuta a svegliarsi e quindi perchè non farlo?? Non costa nulla.
Cosa ti piace del lavoro da solista?
Tutto! Prima non c’era un lavoro, lo definirei forse più un giocare a fare i rapper. Adesso è tutto diverso, soprattutto gli obiettivi, la mentalità e senza dubbio il gruppo di persone.
Perchè hai fatto questa scelta?
Non è stata una scelta, è andata così per forza di cose. Bisogna fare tante attività che all’inizio sono complicate e devi farci abitudine. Se non si crea sinergia tra i componenti del gruppo crolla totalmente il castello. Se vuoi fare musica e farla bene, non puoi dedicarci poco, musica e tempo, o vanno insieme o non vanno. E andata così …
Il tuo ricordo degli inizi?
Eh insomma!! Un po’ tutto sfuocato! Il primo live in uno scantinato, con gli amici ed una vergogna assurda … meglio non ricordare! Fa parte del gioco, quello che conta è andare fino in fondo, sempre .
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