Martino Adriani: “Spesso amore e mostri vanno mano nella mano”

Martino ci parli del tuo nuovo album?

“OCCHI” è un album che amo definire ‘cinematografico’, in cui ogni canzone ha un’ambientazione
e uno stile di produzione del tutto proprio e differente dagli altri brani. Non riesco a classificare il
genere: c’è una sensibilità pop, ma è sfumata, di qua e di là da, da colori dissonanti e psichedelici.
Nessuna ‘over produzione’, ma un lavoro dosato, a tratti minimale, che vuole abbracciare orizzonti
non proprio convenzionali. Il tutto è legato da una scrittura che spera di arrivare alle emozioni e
che si lascia ispirare dalla potenza di sguardi magnetici e intriganti, teneri e dolci, cupi e bugiardi.
L’album è stato registrato allo storico Natural Quarthead di Ferarra; la produzione artistica è
firmata Manuele Fusaroli (negli anni producer di The Zen Circus, Bugo, Nada, Luca Carboni,
Nobraino, Tre Allegri ragazzi morti, Mezzosangue) e Michele Guberti.

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Patrizia Cirulli e le opere di De Filippo

Patrizia Cirulli ha da poco pubblicato il suo nuovo progetto artistico.
Vediamo di cosa parla.
Patrizia come nasce l’idea?
L’idea nasce nel 2013 quando stavo lavorando al mio album “Mille baci” in cui ho musicato poesie
di grandi poeti fra cui Quasimodo, Catullo, D’Annunzio, Merini, Pessoa e altri. Per questo album avevo scelto anche una poesia di Eduardo, “Quanno parlo cu te”. Da qui mi sono fortemente appassionata alla sua poetica e ho subito musicato altre nove poesie.

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Marta Brioschi e il suo Gioco delle ombre

Marta Brioschi, scrittice di gialli ci racconta il suo ultimo romanzo dal titolo Il gioco delle ombre (Bestrong edizioni).
Marta ci parli del tuo romanzo Il gioco delle ombre?
È il secondo di una serie di libri gialli intitolata “I Misteri di Mae Son-Jun”, dal nome del protagonista, che è un autore di gialli franco-coreano.
Entrambi i romanzi, come i prossimi che integreranno la serie, sono auto conclusivi e possono essere letti in ordine sparso; tuttavia consiglio di leggerli in sequenza per apprezzare meglio lo sviluppo dei personaggi ricorrenti e le loro storie personali. Si tratta di gialli classici, cioè creati per coinvolgere il lettore nelle indagini, introducendo indizi che, se ben interpretati, possono infatti portare alla soluzione del caso. Si ispirano ai romanzi dell’età dell’oro del giallo, cioè a quello degli anni ’40 in particolare, e soprattutto ai romanzi della Christie. Il Gioco delle Ombre è nato proprio per essere un omaggio a quel tipo di romanzo e a quello scopo l’ho ambientato in Inghilterra, inserendo nella trama dei rimandi a quegli anni, gli anni ’40 appunto. Il motore della storia è una commessa ricevuta da Suzanne, la madre di Son-Jun. Lei è una stilista di moda e deve realizzare un abito da sera per una facoltosa cliente francese, che intende sfoggiarlo a una festa nella sua residenza inglese, nel Distretto dei Laghi. I tempi stringono, quindi Suzanne viene a sua volta invitata a trasferirsi per un mese a Hiraeth House, una casa per lei appositamente affittata e che è l’antica residenza di famiglia del quindicesimo Barone di Windermere, Lord Arthur Evans, ora in difficoltà economiche e ritiratosi in un cottage ai confini della proprietà. Qui la donna verrà raggiunta dal figlio e la sua nuova famiglia per una vacanza e mentre lei si dedicherà alla creazione dell’abito, la nobile dimora e il villaggio di Windermere diventeranno teatro di una serie di eventi misteriosi, forse risalenti a dei segreti legati proprio al barone e al suo passato. Segreti che solo il nostro Mae Son-Jun riuscirà a svelare…

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Fre: Mi piace definirmi un artista “real”

Fre e Annalisa Minetti ci propongono il loro nuovo singolo: Nevica.
Un testo pieno d’amore per il prossimo e anche per se stessi.
Fre ci parli del tuo singolo?
Nel mese di Maggio/Giugno avevamo pensato di provare Sanremo Big, progetto molto ambizioso; avevamo in mano una traccia che secondo tutto il gruppo di lavoro, poteva trovare il suo spazio nella musica. Alla fine non siamo passati ma abbiamo deciso comunque di pubblicarla perchè sia a me che Annalisa piace tantissimo. Il significato
del brano anche se sentimentale, ha delle sfaccettature che ti rilegano alla vita quotidiana. Futuro indeciso, il peso della parole che poi cadono nel vuoto, la realtà che è sempre diversa da come la pensiamo, quindi nevica e prima o poi la neve si scioglie e riemergono tutte le situazioni che possono cambiare in meglio. Io e Annalisa la
vediamo come una situazione di rinascita.

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Marco Massa: La Milano sfacciata

Marco Massa ci racconta del suo album
Marco ci parli del tuo nuovo brano?
A dire il vero “Cara Milano” non è tanto nuovo, è un brano che ho scritto diversi anni fa.
Nel 2011 ha vinto il Premio Sergio Endrigo, ed è un classico nei miei concerti.
Durante il periodo del lokdown ho pensato di rivisitarlo esclusivamente a livello sonoro: da quando l’ho scritto il mondo è cambiato parecchio, e soprattutto la mia città ha un sound diverso. Ho pensato quindi di darle una nuova
veste lasciando intatto il testo, che è sempre attuale… “ritorna come prima tra la gente”, dico in conclusione, che era e rimane sempre il mio desiderio.
Da milanese com’è Milano?
Milano è più sfacciata di come la vivevo io diversi anni fa, quando ero ragazzo aveva un intimismo unico, cosa che oramai faccio fatica a ritrovare.
Sfacciata, significa che si vuol far notare a tutti i costi, come in una gara vuole sfilare tra le più belle, ma
lascia indietro diverse cose, non è più attenta come lo era prima ai bisogni reali delle persone : calore,
solidarietà, dignità in tutti i campi lavorativi, ma credo che questo non riguardi solo Milano. Spesso ho
bisogno di andarmene e di chiudermi in campagna per riflettere e scrivere le mie canzoni, mentre un tempo
Milano era il mio grembo sonoro.

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Maurizio Petrelli: “La libertà per me significa fare qualcosa di positivo”

Oggi intervistiamo Maurizio Petrelli che ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo dal titolo Nilo

Nilo come nasce il titolo del tuo album?

Il titolo nasce casualmente durante una discussione sulla situazione  musicale italiana degli ultimi anni. E’ naturale che ogni generazione abbia la sua musica, ma generi come il rap e la Trap, hanno spazzato via tutto il resto negli ultimi dieci anni. Sembra che l’ unica cosa che conti nel valutare un ed artista sia quanti streaming fa. E non è  detto che un cantante che fa milioni di streaming faccia musica di buona qualità. Questo sembra diventato secondario. Per artisti come me  non  esistono più, sui media tradizionali,  gli spazi per fare ascoltare la nostra musica. Talvolta ho l’ impressione di “scrivere le canzoni per le mosche e le zanzare”. È  un titolo volutamente sarcastico, perché in fondo sono convinto che ci sia un pubblico che ama la canzone nella sua forma classica Da correggere : ama le belle canzoni nella loro forma più tradizionale e classica. Lo dimostra anche il fatto che molti rapper si stiano spostando sulla forma “canzone”. Leggi tutto